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1 maggio 2020
rosella lisoni
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Tarquinia, “Gli anni in cui mio padre Vincenzo scoprì Venditti, De Gregori, Gaetano”, incontro con Francesco Micocci, produttore discografico “figlio d’arte”

Francesco Micocci è stato un avvocato, produttore ed editore musicale e oggi è un operatore in ambito musicale, un attivista e movimentatore culturale e, in quanto tale, mette a disposizione di tutti il proprio sapere.

Nasce a Roma, sebbene da diversi anni si sia trasferito a Tarquinia, da lui definita “un luogo magico”, terra etrusca, ricca di mistero e ingegno, che vorrebbe divenisse anche un luogo culturale a 360 gradi, in cui le manifestazioni artistiche potessero susseguirsi sempre più numerose.
Ideatore del “Tarquinia Festival” e organizzatore di eventi culturali anche per il Teatro di Tarquinia da poco ristrutturato, ma ora sfortunatamente chiuso a causa dell’emergenza sanitaria, tra l’altro poco prima che fosse rappresentato il suo “Omaggio a Tarquinia e alla Musica “it”aliana…(la it è stata la gloriosa etichetta discografica dei Micocci).
E’ gentile, cordiale, molto comunicativo, parlare con lui è un vero piacere.
E’ una di quelle persone con le quali il tempo vola, resteresti ad ascoltarlo per ore senza annoiarti mai.
L’amore per l’arte nasce da lontano, ha radici profonde.
Il padre, ci racconta Francesco, era “Vincenzo Micocci, già Direttore artistico RCA fine anni ’50, negli anni in cui nascevano artisticamente  Fidenco, Vianella, Meccia, i Flippers, e poi direttore artistico Ricordi con Bobby Solo, Ornella Vanoni, Luigi Tenco”.

“Erano gli anni 70 anni quando mio padre fece nascere la IT, etichetta indipendente distribuita dalla RCA.
Gli anni in cui, con mio padre, sono stati scoperti e si sono formati artisticamente De Gregori, Venditti, e Rino Gaetano (che “Vincenzo” nel suo libro definì I tre Moschettieri) , e con me e mio fratello successivamente anche Minghi, Castelnuovo, Paola Turci, Kunstler Cammariere, Principe e Socio M. e moltissimi altri. Per esempio Venditti e De Gregori
arrivarono nel suo ufficio alla it molto sicuri e determinati, proveniendo dal FolkStudio e papà Vincenzo impose loro regole ferree: firmare il contratto con la it  e rivedere un pò alcuni testi delle canzoni, soprattutto quelle di De Gregori, un po’ ermetiche per il grande pubblico. Se ne andarono arrabbiati perché non potevano toccarsi le loro opere, per tornare un mese dopo con le variazioni apportate e firmare i contratti”.

“Anche Alberto Fortis faceva parte del circuito artistico di mio padre, ma non aveva il contratto direttamente con la it ma con la rca, che non gradì il lavoro che aveva fatto con mio padre e lo sciolse dal contratto. Fortis all’epoca non seppe tutto questo e quando andò a Milano scrisse Milano e Vincenzo (Vincenzo io t’ammazzerò), identificando in mio padre il simbolo di una certa “romanità” da abbattere, per poi a distanza di anni, dopo la morte di Vincenzo nel 2010 , aggiungere una frase stupenda alla canzone , “Vincenzo io ti abbraccerò”, che sancì la riconciliazione pubblica (io e lui al programma di Conti “I migliori anni”) con mio padre, mentre quella privata era avvenuta già da molti anni.
Il mio amore per tutta l’arte ha una storia antica, oggi cerco di promuovere la musica a Tarquinia, occupandomi di musicisti e cantautori bravissimi (come lo erano gli etruschi nell’arte musicale, vedi lo strumento Aulós inventato da loro) e invitando spesso artisti famosi quali per esempio Cristicchi, Sparagna, Venditti.
Proprio quest’ultimo, Antonello, caro amico e riconoscente alla mia famiglia, nel 2016 lo invitai a Tarquinia, facendolo accogliere dalla Banda Setaccioli che suonava i suoi brani, e Venditti stesso cantò 2 sue canzoni con il  mitico pianoforte della it, con i tasti bruciacchiati dalle sue sigarette che appoggiava sopra quando faceva ascoltare i suoi provini delle future canzoni come Roma Capoccia e le altre. Spesso ricordo questi aneddoti nello spettacolo degli Easy Pop, la storia del juke box, in cui le persone scelgono i brani in un grande juke box costruito da loro, ed il gruppo esegue le canzoni dal vivo”.

L’arte, la musica sono un traino per il turismo e in un posto come Tarquinia potrebbero trovare ancora di più uno scenario fantastico.
Il mio pensiero va, in questo momento d’emergenza sanitaria, oltre che a tutti gli artisti soprattutto ai meno famosi, ma anche a tutto l’indotto della musica dal vivo, come fonici, montatori palchi, tecnici delle luci, truccatori, e tanti altri che sono coinvolti in uno spettacolo musicale o di danza, all’aperto o in teatro, che oggi purtroppo versano in gravi condizioni economiche e non sanno quello che accadrà in futuro. A tutto questo mondo silenzioso, dimenticato, che spesso lavora con partita iva o addirittura in nero e che si trova oggi ad affrontare una crisi molto seria, che aspetta di poter ricominciare.
Non dimentichiamoci che la cultura è lavoro, la cultura è anche economia”.

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